La Francia e la nuova tassa sul fast fashion: una svolta per la sostenibilità – Torino Cronaca
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In un’epoca in cui la sostenibilità è diventata una priorità globale, la Francia si fa pioniera con una proposta legislativa che potrebbe rivoluzionare l’industria della moda. La nuova misura mira a tassare i capi di fast fashion, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale e promuovere pratiche lavorative più etiche.
La proposta, presentata dalla parlamentare Anne-Cécile Violland, ha già superato l’approvazione dell’Assemblea nazionale e ora attende il verdetto del Senato. Il disegno di legge prevede un sovrapprezzo iniziale di 5 euro per capo, che potrebbe aumentare fino a 10 euro entro il 2030. Questa tassa segue il modello già applicato alle automobili più inquinanti e si inserisce in un contesto più ampio di misure ambientali adottate dalla Francia.
Il testo legislativo si compone di tre articoli chiave:
- Incoraggiamento al Riuso e alla Riparazione: I siti e-commerce di fast fashion dovranno includere messaggi che promuovano queste pratiche e informino i consumatori sull’impatto ambientale dei prodotti.
- Tassa Basata sul Principio di EPR: La responsabilità estesa del produttore incoraggerà le aziende a progettare prodotti più riciclabili e a seguire processi di fabbricazione sostenibili.
- Limitazioni alla Pubblicità: La promozione di abiti e accessori prodotti da marchi di fast fashion sarà soggetta a restrizioni.
L’obiettivo è chiaro: disincentivare la produzione e il consumo di abiti a basso costo e alto impatto ambientale. Inoltre, i fondi raccolti tramite questa tassa saranno reinvestiti nella gestione dei rifiuti tessili, nel supporto alle aziende che adottano principi di circolarità e nelle campagne di sensibilizzazione sull’impatto ambientale.
Sebbene il fast fashion sia noto per la sua accessibilità economica, le critiche non mancano riguardo alle condizioni lavorative spesso precarie e all’enorme impatto ecologico. Con questa mossa, la Francia si propone di essere un esempio per altri paesi, dimostrando che è possibile coniugare moda e responsabilità ambientale.
Tra i player che rischierebbero di venire penalizzati da queste misure c’è sicuramente Shein. Il testo evidenzia che l’e-commerce cinese introduce quotidianamente oltre 7.200 nuove creazioni di moda e offre ai suoi clienti un assortimento che supera i 470.000 articoli diversi. Queste cifre sono notevolmente maggiori, arrivando a 900 volte quelle di un normale negozio di moda francese. Tuttavia, Shein non è l’unico protagonista in questo ambito: anche il gigante Inditex, proprietario di marchi come Zara, Bershka e Stradivarius, e H&M, sono noti per la loro moda conveniente.
H&M, in particolare, negli ultimi tempi sembra voler evidenziare la propria dedizione alla sostenibilità. Secondo quanto riportato da Bloomberg, l’azienda sarebbe in procinto di emettere un nuovo green bond della durata di otto anni del valore di 500 milioni di euro, destinato a finanziare iniziative che promuovono l’uso di materiali riciclabili, l’energia rinnovabile e la gestione sostenibile delle risorse idriche.
La decisione francese arriva in un momento cruciale, con l’Unione Europea che sta valutando direttive per migliorare l’etichettatura dei prodotti e vietare dichiarazioni ambientali fuorvianti. Questa potrebbe essere l’alba di una nuova era per l’industria della moda, un’era in cui stile e sostenibilità procedono a braccetto verso un futuro più verde e giusto.
March 20, 2024 at 06:09PM