ESG, sostenibilità e reati ambientali: quali sono gli impatti delle nuove norme sulle imprese – Ipsoa
https://ift.tt/Wu0CcrP
I principi ESG e di sostenibilità aziendale sono aspetti ormai cruciali e strategici per le società che sono tenute ad una profonda revisione di governance ed organizzazione interna e ad un adeguamento dei propri rapporti con le filiere, gli investitori e i consumatori. Il quadro normativo che si è andato delineando attraverso la direttiva CSRD ed altri regolamenti UE, interessa non solo le imprese tenute al rispetto degli obblighi di conformità, ma anche quelle di minori dimensioni, facenti parte della filiera produttiva. Quali sono le disposizioni di maggior rilevo per le imprese?
Il 2024 è l’anno decisivo per l’affermazione dei principi ESG (“environmental, social and governance”) e di sostenibilità, aspetti oramai cruciali e strategici per le società che sono tenute ad una profonda revisione di governance ed organizzazione interna, oltre che dei propri rapporti con filiera, investitori e consumatori (più in generale, con tutti gli stakeholders). Una necessità che deriva dal consolidamento del quadro normativo, regolamentare e di vigilanza che ruota attorno ai fattori ESG e che, anche alla luce delle novità recentemente intervenute, produce effetti su tutte le società interessando non solo quelle direttamente destinatarie degli obblighi normativi, ma anche quelle di minori dimensioni, parte della filiera produttiva. Infine, si segnalano rilevanti novità in tema di reati ambientali.
Come cambiano strategia e governance delle imprese
La principale novità in ambito ESG è, senz’ombra di dubbio, la definitiva applicazione, dal 1° gennaio 2024, della Corporate Sustainability Reporting Directive (“CSRD”) che obbliga le società di maggiori dimensioni non solo a pubblicare la propria rendicontazione di sostenibilità sulla base degli European Sustainability Reporting Standards (“ESRS”) (entrati in vigore lo scorso 25 dicembre), ma anche a rivedere la propria corporate governance affinché sia allineata ai principi di sostenibilità espressi dalla normativa.
Tra i principali interventi di “sustainable corporate governance” vi sono:
– la revisione di ruolo, responsabilità e compiti degli organi di amministrazione, gestione e controllo e di diverse funzioni (procurement, ufficio acquisti, affari legali, risorse umane etc.);
– l’aggiornamento di politiche e procedure di dovuta diligenza, estese anche alla catena di fornitura;
– l’identificazione di impatti, rischi ed opportunità ESG;
– la descrizione delle politiche di diversità, equità e inclusione (DEI);
– l’integrazione dei sistemi di gestione dei rischi e lo sviluppo di sistemi di reclamo.
Gli obblighi della CSRD producono altresì effetti indiretti sull’intera filiera, imponendo un diverso modo di gestire e contrattualizzare i rapporti commerciali per prevenire rischi e impatti su ambiente e diritti umani riconducibili alle attività di fornitori e partner.
Leggi anche
Nell’adempiere a queste nuove disposizioni, le società dovranno considerare non solo l’impianto normativo esistente nell’ambito della sostenibilità, già particolarmente strutturato e complesso, ma dovranno guardare anche alla sua evoluzione e ulteriore espansione, già definita nelle politiche legislative dell’Unione Europea. È imprescindibile, infatti, una lettura integrata degli obblighi relativi alla sostenibilità, che tenga conto, ad esempio, dei rapporti con il settore bancario e finanziario, che ha ricevuto, attraverso il regolamento (UE) 2019/2088 (“SFDR”), una rigorosa e innovativa disciplina su classificazione ESG dei prodotti finanziari e disclosure delle informazioni.
Allo stesso modo, occorre tenere conto degli effetti del regolamento (UE) 2020/852 relativo all’istituzione di un quadro normativo che favorisce gli investimenti sostenibili (“tassonomia”). Questa norma, oltre a imporre obblighi di disclosure, ha ridefinito il modo di gestire l’approccio ai profili ambientali di un’attività economica o di un investimento stabilendo – anche attraverso i numerosi regolamenti delegati che la supportano – i requisiti e i criteri per definire un’attività economica “ecosostenibile”.
L’evoluzione normativa e la maggiore attenzione del mercato ai temi della sostenibilità impongono poi alle imprese di prevenire i rischi ESG sia legali che reputazionali, e i potenziali contenziosi che ne derivano, rivedendo il contenuto di disclosure e comunicazioni marketing di vario tipo (compresi marchi, loghi e certificazioni) anche alla luce di iniziative legislative in avanzata fase di negoziazione.
È quanto emerge dall’analisi integrata direttiva UE n. 2024/825 “Empowering Consumers” adottata lo scorso 28 febbraio 2024, e della proposta di direttiva “Green Claims” che definiscono obblighi, principi e standard già presi in considerazione da autorità di vigilanza e tribunali, sempre più spesso chiamati a pronunciarsi su casi di pratiche commerciali scorrette a danno di imprese e consumatori.
Cosa impone il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere
Merita di essere menzionato anche il regolamento (UE) 2023/956 approvato lo scorso 10 maggio 2023 e che ha istituito il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Carbon Border Adjustment Mechanism – “CBAM”). Il CBAM è volto a imporre un prezzo equo alle emissioni di CO2 generate durante la produzione di beni ad alta intensità di carbonio che fanno ingresso nel territorio dell’Unione Europea. L’introduzione del CBAM è in linea con la graduale eliminazione dell’assegnazione di quote gratuite nell’ambito del sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE (Emission Trading System – “ETS”) per sostenere la decarbonizzazione dell’industria europea e combattere i cambiamenti climatici. Il regolamento, fra le altre cose, pone in capo ai soggetti “importatori” l’obbligo di presentare una relazione contenente informazioni sulle importazioni di determinate categorie di merci.
Quali sono gli impatti della sostenibilità aziendale sul modello 231
Altrettanto rilevanti sono le ricadute sulle società nell’ambito delle attività preliminari alla redazione e conseguente adozione del modello 231, ed al suo aggiornamento. Impattando sull’organizzazione aziendale, i significativi cambiamenti in materia di sostenibilità richiedono alle società di condurre sempre più frequenti e analitiche attività di risk assessment e gap analysis volte a garantire, in ottica di compliance normativa e di efficientamento dei processi aziendali, un modello 231 idoneo a prevenire il rischio di commissione di reati rilevanti ai sensi del D.Lgs. n. 231/2001 da parte dei propri direttori, managers, rappresentanti e dipendenti.
Come cambiano i reati ambientali
Si evolve in senso conforme anche il diritto penale dell’ambiente.
Nell’ordinamento giuridico interno interviene la legge n. 137/2023, di conversione del D.L. n. 105/2023, che modifica gli artt. 423-bis, 452-bis e 452-quater c.p., inasprendo le sanzioni previste per i reati di incendio boschivo, inquinamento ambientale e disastro ambientale.
Inoltre, maggiore lungimiranza ed un più deciso impegno connotano i recenti sviluppi del diritto UE in materia di crimini ambientali.
In particolare, lo scorso 16 novembre il Parlamento europeo ed il Consiglio hanno raggiunto un accordo provvisorio sulla proposta di direttiva sulla tutela penale dell’ambiente, che sostituisce la direttiva 2008/99/CE, presentata dalla Commissione Europea al fine di migliorare l’efficacia delle indagini e dell’azione penale. Nello specifico, l’articolo 3 della proposta di direttiva prescrive agli Stati Membri di introdurre ulteriori fattispecie di rilievo penale, tra cui lo scarico illegale di sostanze inquinanti, le violazioni gravi connesse alla gestione dei gas fluorurati o alla legislazione UE in materia di sostanze chimiche, e la commercializzazione di prodotti dannosi per l’ambiente o la salute umana. Per massimizzare l’efficacia dissuasiva, si prevede infine che gli individui possano essere accertati come responsabili anche in qualità di rappresentanti di società e che vi siano sanzioni specifiche per le società, graduate, a seconda del crimine, tra il 3% e il 5% del fatturato annuale mondiale o dai 24 ai 40 milioni di euro.
Lo scorso 27 febbraio il Parlamento europeo ha adottato in via definitiva tale proposta di direttiva, che dunque attende soltanto l’assenso definitivo del Consiglio dell’UE al fine da sua entrata in vigore.
Copyright © – Riproduzione riservata
March 22, 2024 at 08:56PM