Livia Firth: «Per una transizione giusta serve un patto sulla sostenibilità» – Corriere della Sera

Livia Firth: «Per una transizione giusta serve un patto sulla sostenibilità» – Corriere della Sera

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Quando chiediamo all’attivista Livia Firth se si considera un’ottimista, lei sceglie il tempo passato: «Lo ero, oggi non lo sono più tanto. L’ultima Cop è stata deprimente». Per l’imprenditrice bisogna stringere un patto per il futuro a partire dal rispetto.

Perché?
«Al centro di tutto c’è il rispetto per il pianeta, per le persone. Dobbiamo riappropriarci del concetto di sostenibilità perché ce lo siamo dimenticato».

Cosa intende?

«Ci siamo dimenticati della co-dipendenza: quello che mangiamo, indossiamo e usiamo ogni giorno viene prodotto da altre persone in altre parti del mondo. Questo ciclo è basato sul consumismo irrefrenabile».

Come spezzare quel ciclo?
«Dobbiamo pensare a come affrontare una transizione giusta, non possiamo continuare a consumare il pianeta. Ormai siamo oltre l’allarme rosso. Questo ritmo è molto sostenibile per l’industria, poco per l’ambiente».

Quindi?
 «Quindi io mi domando: quale patto vogliamo fare? Lo vogliamo fare con serietà o vogliamo continuare a parlare?».

Come si risponderebbe? 
«Dobbiamo cominciare a tassare l’industria del petrolio, a investire su energie rinnovabili, a mettere una tassa sull’export di milioni di spazzature che mandiamo nel Sud del mondo».

Cosa direbbe ai giovani?
«Mi dispiace (sorride ndr). Direi loro di non dimenticarsi che hanno il potere di cambiare le cose. Ma c’è un altro grande problema».

Quale? 
«I social media stanno mettendo in pericolo la democrazia. È un momento politico molto delicato e pericoloso, siamo ubriachi di social media e di contenuti stupidi che ci stanno confondendo. Quindi ai ragazzi e alle ragazze delle nuove generazioni dico anche: impegnatevi».

I giovani prendono sul serio la causa ambientale?
«C’è tanta confusione. Da un lato veniamo bombardati dal dover consumare: comprare, comprare e ancora comprare tramite app. Dall’altro lato siamo bombardati dalle notizie sulla situazione disastrosa nel mondo: guerre, cambiamento climatico. Quindi è molto facile perdere il senso di responsabilità e il senso di potere che ci porta a pensare: “Io posso fare la differenza”. La GenZ ha più bisogno di una rivoluzione contro i social che di una rivoluzione sulla sostenibilità». 

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