Ambiente e sociale, obiettivi per uno sviluppo sostenibile – Green Planner

Ambiente e sociale, obiettivi per uno sviluppo sostenibile – Green Planner

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L’esplorazione della manifestazione è andata questa volta nell’ottica di capire meglio come si stanno sviluppando i presupposti per alcuni cambiamenti nel mondo del lavoro e nelle produzioni di oggetti di uso quotidiano, come un paio di scarpe o prodotti per il benessere.

Quando oggi di parla di cambiamenti di prospettiva nel lavoro si pensa quasi automaticamente ai cosiddetti green jobs, ma dovremmo capire meglio a cosa ci si riferisce e anche che cosa possa significare porre una particolare attenzione all’ambiente e alla società circostante.

Perché se i green jobs rappresentano una categoria emergente e dinamica del mercato del lavoro, cioè sono parte di quelle professioni specificamente orientate alla sostenibilità ambientale, sia nel settore industriale che in quello dei servizi, ci sono alcuni mestieri che richiedono, invece, un vero e proprio cambiamento di prospettiva sociale.

E riguardano, per esempio, tutte le professioni relative alla salute, al benessere, alla cura delle persone. E mentre i green jobs sono strettamente legati, per esempio, all’utilizzo di energie rinnovabili, con l’obiettivo di minimizzare l’impatto ambientale, queste invece richiedono l’adozione di pratiche sociali, umane e relazionali ecocompatibili.

I green jobs si estendono in diversi ambiti: dall’agricoltura sostenibile all’energia verde, dall’edilizia eco-friendly alla gestione responsabile delle risorse naturali, come l’acqua e i rifiuti.

Secondo il rapporto Green Italy 2023, le aree aziendali più interessate sono le aree di progettazione e sviluppo (87%), logistica (81,7%), marketing e comunicazione (79,2%).

Tra le figure professionali più richieste e specializzate in questi settori emergono ingegneri energetici, tecnici del risparmio energetico, ecobrand ed energy manager, auditor ambientali, esperti di impatto ambientale e di acquisti verdi, programmatori di risorse agroforestali.

Tutti ruoli che non solo rispondono alle esigenze ecologiche del nostro tempo, ma offrono anche nuove prospettive di visione futura e di carriera. Perché lavorare nell’ambito dei green jobs richiede una combinazione di competenze tecniche specifiche, ma anche abilità trasversali quali conoscenza dei principi dell’ecologia, dei cambiamenti climatici, delle problematiche ambientali connesse, incluse quelle delle migrazioni e dell’inclusione sociale, nonché ottime competenze comunicative per divulgare concetti di sostenibilità e continuare a sensibilizzare su questi temi e, infine, grande capacità di adattamento e di apprendimento continuo.

Questo tipo di approccio rappresenta il motore di una rivoluzione lavorativa che pone l’accento sulla sostenibilità ambientale, ma anche sulla necessità di un cambiamento positivo nel rapporto tra attività umane e ambiente.

Realtà e casi di studio emersi a Fa’ la cosa giusta!

Per questo motivo, durante la visita a Fa’ la cosa giusta! è stato interessante cercare di indagare alcune situazioni particolari.

Ci siamo così imbattuti in un’azienda che avevamo già incontrato in altre manifestazioni, Risorse Future (www.risorsefuture.net), la cui evoluzione ci è stata raccontata dall’amministratrice delegata, Annarita Fortuna, che rappresenta la seconda generazione dell’azienda.

Risorse Future, che ha sede nelle Marche, a Monte Urano, in provincia di Fermo, è stata fondata nel 1955 da papà Fortuna e nel corso degli anni ha perseguito gli obiettivi di miglioramento nella produzione di ottime calzature, tutte realizzate con materiali tradizionali, la pelle.

Da sempre le scarpe di Risorse Future sono disegnate e realizzate in Italia con materiali di qualità e lavorate sapientemente dalle mani esperte degli artigiani marchigiani e anche oggi la produzione trae tutti i vantaggi della filiera locale perché è svolta interamente nella zona circostante, senza lavorazioni (e trasporti) esterni.

La seconda generazione, costituita da Annarita e suo fratello, ha iniziato a operare stabilmente nell’azienda familiare tra gli anni ’70 e ’80, operando sull’evoluzione dei materiali, fino ad arrivare, in anni più recenti all’utilizzo di pelli a concia vegetale.

Alla fine del 2010 il calzaturificio ha dato vita a un progetto di calzature ecosostenibili, rispettose della natura sia nei materiali usati che nei procedimenti di lavorazione, che ha portato alla realizzazione di calzature prodotte da materiali vegetali (soprattutto canapa e cotone), così da potersi definire completamente animal-free e ricevere le necessarie certificazioni in questo senso (Vegan Society e Animal Free Vvv+ di Lav) ).

L’azienda, che continua a rappresentare oggi un’ottima espressione del design italiano, è diventata un marchio di riferimento nel settore ma, come ha sottolineato Annarita tutto questo ha richiesto notevoli investimenti perché “la calzatura, come e più di altri prodotti, è il risultato di molte fasi di lavorazione (se ne contano più di ottanta), quindi la nostra ricerca di ottimizzare il processo produttivo non può che essere il frutto di un’attenta riconsiderazione di tutti i suoi passaggi.

Nella decisione di produrre calzature 100% vegane, oltre alla scelta di nuovi materiali l’altra fondamentale è stata quella delle modalità di produzione per garantire calzature comode, confortevoli leggere e durevoli“.

L’ulteriore passaggio generazionale in essere in Risorse Future è quello dell’ingresso di Luca, la terza generazione (e nipote di Annarita) che ha apportato la sua innovazione, quella riguardante l’utilizzo dei social e della tecnologia.

annarita fortuna

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Annarita Fortuna – Risorse future

Interessante, anche, il nuovo incontro con Monica Saba, imprenditrice sarda di cui abbiamo già presentato l’attività aziendale qualche tempo fa, alla quale abbiamo chiesto un’ulteriore testimonianza sul passaggio generazionale in atto.

Monica ha una lunga esperienza imprenditoriale nel mondo agro-pastorale, iniziata con una dote di caprini portati dal marito e già nel 2019 aveva compreso l’importanza di dare vita a nuove sfide nel suo territorio.

Da qui la scelta di coinvolgere direttamente la figlia Edvige creando Ovis Nigra e di avviare un progressivo passaggio di mano, che avverrà ovviamente più avanti.

Si tratta di un’azienda che ha come mission la valorizzazione delle sotto-lavorazioni e delle eccedenze del mondo agro-pastorale e della silvicoltura, un vero sistema di economia circolare per realizzare prodotti e servizi per il benessere della persona rifacendosi all’antica arte della medicina naturale sarda, riprendendo le conoscenze di generazioni di donne in questo ambito.

Ricorda Monica: “in quel momento – e nel nostro ambiente – si è trattato di un progetto innovativo, pienamente condiviso con la nuova generazione presente in famiglia, basato proprio sulla bio-economia.

Un’attività artigianale con la quale produciamo cuscini, materassini per yoga, prodotti per il corpo e per la casa le cui materie prime provengono dalla raccolta di materiali di scarto – anche di altre aziende – risultanti dall’economia agricola e rurale ottenendo il risultato di non buttare nulla e di preservare i boschi“.

monica saba

monica saba
Monica Saba – Ovis nigra

Percorrendo l’area dei Cammini è stato interessante uno scambio di opinioni con tre studentesse che presidiavano lo stand dei cammini della Sardegna, una delle nostre mete particolarmente apprezzate.

Tre ragazze all’ultimo anno del liceo scientifico, pronte per la maturità e con le idee molto chiare sul  percorso da seguire: Anna ha scelto medicina, per diventare medico internista, Martina ha scelto Economia e Commercio e infine Sara, ha scelto medicina per diventare ginecologa.

Stupefacente quanto queste scelte risultino, tra l’altro, perfettamente coerenti con quello che risulta essere il fabbisogno di laureati in futuro da parte del sistema italiano.

Infatti, secondo uno studio condotto da Anpal e Unioncamere sul fabbisogno occupazionale a medio termine, si dimostra che le lauree più richieste entro il 2025  saranno anche quelle nelle aree di economia e giurisprudenza, seguite dai titoli in medicina e in ingegneria.

Ciò che emerso dalla chiacchierata con le ragazze è il fatto che proprio iniziare a conoscere i loro territorio attraverso i cammini ha rappresentato una sorta di scuola di educazione alla sostenibilità, all’uso intelligente e selettivo della tecnologia e un’attenzione ai concetti di inclusione sociale (in particolare per quanto riguarda le professioni sanitarie scelte da Anna e Sara).

Una visione che fa ben sperare in un atteggiamento meno settoriale e parcellizzato sia delle professioni sia del rapporto con il mondo circostante.

cammini sardegna

cammini sardegna
Cammini Sardegna

Il futuro delle città: lo sguardo di chi sta cercando di abitare l’Europa

Non poteva mancare a Fa’ la cosa giusta! – tra le varie mostre – anche uno spazio specificamente dedicato alle migrazioni. I Migranti mappano l’Europa era il titolo della mostra che ha attirato particolarmente l’attenzione, perché aveva come oggetto – particolarmente utile e interessante – l’analisi del punto di vista sulle città europee dalla prospettiva di chi, arrivando in Europa, sta cercando di abitarle.

Curata da Nausicaa Pezzoni, architetto e urbanista ed Eros Badin, graphic designer del Centro Studi Assenze di Milano, la mostra ha presentato duecento mappe di città (Milano, Napoli, Bologna, Savona, Rovereto, Parigi e tante altre) viste attraverso lo sguardo dei migranti, che ne tratteggiano i luoghi più significativi, i percorsi più frequenti, gli spazi abitati, i punti scelti come riferimenti e quelli considerati inaccessibili.

Un invito all’accoglienza e uno spunto per ricostruire, nato da una ricerca iniziata 10 anni fa e pubblicata nel libro La città sradicata. L’idea di città attraverso lo sguardo e il segno dell’altro (O barra O Edizioni), su cui ritorneremo con un nuovo articolo di approfondimento.

Nausicaa Mazzoni

Nausicaa Mazzoni
Nausicaa Mazzoni

Va ricordato che per festeggiare i suoi 20 anni di storia Fa’ la cosa giusta! ha pubblicato un inedito glossario dal titolo Dal dire al fare, che racconta attraverso 80 parole essenziali, come sono cambiate le idee e le prassi dal 2004 a oggi in fatto di sostenibilità ambientale e sociale.

Uno strumento messo a disposizione di tutti per scoprire come le parole sono cambiate, si sono evolute, talvolta si sono smarrite e ritrovate, e per raccontare i comportamenti, le esperienze, i progetti e i prodotti che rendono visibile che un altro mondo è possibile.

April 4, 2024 at 11:59AM

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