Il team Wyconi ha avuto il piacere di confrontarsi con Laura Facchin per approfondire il tema dell’innovazione in ambito tecnico e industriale. Laura opera da molti anni nei settori della plastica, dell’automotive, della meccanica, del design e non solo, con esperienze consolidate nella progettazione meccanica, nella gestione dei processi produttivi e nella consulenza tecnica. In questa intervista condivide osservazioni, approcci e riflessioni maturate sul campo, offrendo spunti utili a chi si occupa di organizzazione aziendale e trasformazione industriale.
Team Wyconi: Può raccontarci brevemente il suo percorso professionale e come è arrivata a occuparsi di innovazione?
Laura Facchin: Sono un’analista appassionata di tecnologia ed innovazione, con una solida esperienza multidisciplinare e quasi trentennale in design di prodotto, progettazione meccanica e gestione di progetti complessi. Supporto le aziende nella definizione di strategie, implementazione di soluzioni personalizzate per l’ottimizzazione di uffici tecnici e processi produttivi e nella gestione di progetti in outsourcing a livello nazionale ed internazionale. Collaboro con aziende di diversi settori, offrendo soluzioni personalizzate per migliorare l’efficienza e la competitività.
Mi sono avvicinata al mondo all’innovazione in seguito ad un corso fatto nel lontano 2013, dove si parlava di innovazione di prodotti, materiali e processi. Avendo collaborato direttamente con grandi OEM internazionali del settore automobilistico e non solo, ho ritenuto doveroso poter mettere a disposizione il mio bagaglio di conoscenze ed informazioni, frutto di collaborazioni trasversali nei più svariati settori industriali. A tal proposito ho ritenuto utile approfondire gli aspetti dell’innovazione frequentando un corso specifico ed ottenendo la qualifica di“esperto in sistemi di gestione dell’innovazione secondo la norma ISO 56002”.
Team Wyconi: Come è entrata nel settore della trasformazione plastica, nel mondo della consulenza per settori della meccanica e non solo?
Laura Facchin: Sono entrata nel mondo della plastica e della progettazione meccanica nel 2003, dopo quasi 7 anni in cui mi occupavo di analisi informatica per la GDO ed aziende nel settore moda. Il mondo della meccanica non lo conoscevo affatto, ma sono una persona che ama la concretezza e toccare con mano i risultati. L’inizio non è stato semplice, complice un ambiente non proprio favorevole alle donne e un lavoro che richiedeva molta conoscenza e competenza che allora non avevo. Devo ammettere che ho avuto la fortuna di essere affiancata da grandi imprenditori i quali, con il loro entusiasmo e stima, mi hanno insegnato ed accompagnato lungo tutto il percorso, tutt’altro che semplice. E poi quando le cose piacciono e si mette passione, anche le difficoltà diventano piccole. Sicuramente il periodo più formativo è stato quello nel quale ho lavorato in una società italo-austriaca lavorando come project leader e collaborando direttamente con OEM e TIER1/2 internazionali. In quegli anni, inoltre, ho collaborato per un periodo con una multinazionale che fornisce software e soluzioni per la modellazione 3D, la simulazione, la gestione del ciclo di vita dei prodotti (PLM) e altri campi correlati. La mia “fortuna”, se così si può dire, è che ho potuto coniugare le mie competenze informatiche con quelle meccaniche e di progettazione; ho sviluppato un pacchetto di autoconfigurazione stampi, frutto dello studio e analisi di centinaia di stampi per lo stampaggio di materie plastiche. Dal 2013 poi ho intrapreso la libera professione e da allora mi occupo di formazione e consulenza tecnica, nello specifico di riorganizzazione di uffici tecnici ed ottimizzazione ed innovazione dei processi nei reparti produttivi. Parallelamente mi occupo di gestione di progetti in outsourcing per aziende che sviluppano prodotto. Da quando ho iniziato a lavorare come libera professionista, devo ammettere che ogni esperienza è comunque formativa, perché con qualsiasi azienda lavori, non si finisce mai di imparare.
Team Wyconi: Che ruolo gioca l’innovazione nei processi produttivi e in che modo la sostenibilità influisce sulle scelte innovative che fa in ambito produttivo?
Laura Facchin: L’innovazione gioca decisamente un ruolo cruciale e determinante. Oggigiorno non è più possibile pensare di lavorare come si faceva 20 anni fa, andando a sentori, o pensando di continuare a fare come si è sempre fatto, perché così è andata bene prima. Ad oggi se non si innova – vuoi un prodotto, un processo, ma anche l’organizzazione stessa di un’azienda – si rischia di barcollare e perdere il controllo, in un mercato sempre più attento, competitivo ed esigente.
Innovazione e sostenibilità sono legati. Innovare significa lavorare assieme, significa pensare a migliorare continuamente sia per il bene dell’azienda, per quello delle persone e per l’ambiente. Innovare senza avere ben chiaro che si deve anche avere un occhio di riguardo a quello che ci circonda, significa lavorare senza un senso di appartenenza.
Team Wyconi: Qual è, secondo lei, la difficoltà principale nel trasmettere la cultura dell’innovazione all’interno delle aziende? Che ruolo attribuisce alla leadership nei processi innovativi?
Laura Facchin: La difficoltà principale è la mancanza di cultura aziendale. Un’azienda che innova è un’azienda che ha una cultura ed una visione aperta a 360°. È un’azienda che sa essere resiliente e sa adattarsi ai cambiamenti, a volte repentini, del mercato, delle persone, delle necessità e a volte anche alle calamità. Ma un’azienda non può pensare di innovare da sola, servono competenze e conoscenze anche esterne, che abbiano una visione allargata del Sistema Lavoro.
Se per un’azienda innovare è un processo e un concetto complicato, cambiare è ancora più difficile. La famosa frase “abbiamo fatto sempre così” è un mantra ormai sentito e risentito, e quando viene detto, già capisci che ci sarà molto lavoro da fare, a patto che ci siano le basi per affrontare un cambiamento ed uscire dalla zona comfort. Solitamente mi do dei tempi, entro i quali misuro il grado di “resistenza” nell’azienda e del personale coinvolto. Se passato questo tempo, non si vede un minimo cenno di cambiamento o un vero e proprio interesse a cambiare, meglio evitare di perdere tempo entrambi e lasciare a (forse) quando i tempi saranno più maturi.
Quanto alla leadership, questa è fondamentale tanto nell’organizzazione quanto nell’innovazione.Un leader, indipendentemente dal ruolo o ambito lavorativo, è colui che sa come creare un ambiente prospero e favorevole alla comunicazione, al dialogo, allo scambio, alla comunicazione e al fiorire di nuove idee. Deve essere in grado di anticipare e guidare lungo un percorso, con il fine ultimo di raggiungere l’obiettivo. In un processo innovativo, il leader deve saper coordinare team multifunzionali, ossia essere una sorta di direttore d’orchestra.
Team Wyconi: Come costruisce un percorso formativo efficace sull’innovazione?
Laura Facchin: Per innovare non basta solo avere un’idea, un prodotto o un servizio dal quale partire. Prima dell’operatività in sé, è fondamentale avere una base strutturata e solida composta da risorse pronte, preparate, consapevoli e disposte a lavorare insieme. Per prima cosa quindi valuto le competenze e conoscenze delle persone, la volontà di lavorare in squadra e l’attitudine al confronto costruttivo. Dopo una prima serie di sondaggi interni, necessari per capire anche la “sintonia” tra le persone e tra le “persone ed azienda”, si passa alla parte più operativa. Ossia alla definizione degli obiettivi, all’individuazione di cosa si vuole o dove si vuole innovare, alla valutazione delle risorse interne (non solo intese come persone ma anche relative alle macchine, al sistema informatico, organizzativo, produttivo ecc…), alla definizione di metodologie operative e metriche di misurazione, necessarie per capire se stiamo andando nella giusta direzione e se stiamo migliorando effettivamente ed efficacemente, e alla valutazione oggettiva e concreta del lavoro. Naturalmente il percorso è segnato da incontri e confronti tra i team interfunzionali, che verranno creati a tal scopo, ed avranno il supporto ed il coordinamento di un leader che fungerà da “direttore d’orchestra” e coordinatore. Ci saranno continui riesami e check per verificare lo stato avanzamento del progetto. Non è un lavoro semplice, richiede tempo, richiede costanza, concentrazione e spirito collaborativo. Perché, prima di innovare, è fondamentale il gioco di squadra, il saper cooperare assieme. È questa è forse la parte più impegnativa di tutto il percorso formativo.
Team Wyconi: C’è un progetto di innovazione di cui va particolarmente fiera e un episodio in cui ha dovuto affrontare una sfida complessa?
Laura Facchin: Ce ne sono diversi, alcuni più attinenti ad un prodotto altri all’organizzazione. Quello che forse è stato più interessante ed impattante, anche a livello visivo, è stato un progetto di innovazione strutturale ed operativo aziendale. Un’azienda metalmeccanica, non molto strutturata ma con forti potenzialità, che ha necessitato di un restyling completo non solo a livello di distribuzione di spazi ma anche come suddivisione delle mansioni, delle aree operative, una formazione mirata all’acquisizione di nuove competenze, la dotazione di nuovi macchinari per agevolare e facilitare la produzione in certi passaggi cruciali.
Sfide ce ne sarebbero decine da raccontare. E chissà come mai tutte partono da un comune denominatore: la resistenza della proprietà a cambiare per evolvere, migliorare, mettersi al passo con quelle che sono le richieste ed esigenze del mercato. Lo scoglio più grande rimane sempre quello culturale, quello del “abbiamo sempre fatto così”. Dì per sé poi, introdurre l’innovazione in azienda, o cambiamenti che possano favorirla, è relativamente semplice. Quello che più è difficile è il confronto con l’imprenditore, in particolare se “fondatore” dell’azienda, specie se è sempre stato lui alla guida dell’azienda e se manca un’adeguata formazione generazionale, prima del passaggio. Altra frase dalla quale prendere le distanze è, oltre al classico “abbiamo sempre fatto così”, “hai carta bianca”. Attenti, perché il più delle volte quella carta bianca è già scritta e non certo dalla persona che vuole portare una ventata innovativa e di freschezza da “fuori”.
La ragione è che uscire dalla zona comfort fa paura. Quando si vede che questa paura tende a governare l’organizzazione nel suo insieme, occorre riflettere molto bene, prima di investire forze, energie, tempo e denaro.
Team Wyconi: Secondo lei, quali segnali indicano che un’area tecnica ha bisogno di essere riorganizzata?
Laura Facchin: Qui potremmo scrivere la seconda Divina Commedia. Ci sono diversi campanelli d’allarme che fanno capire che un’area tecnica necessita di essere riorganizzata: quando ci si manda e-mail con il proprio collega di lavoro nello stesso ufficio, quando manca dialogo e confronto costruttivo, quando si lavora per compartimenti stagni. Molte aziende sono fatte da mini-municipi interni, li definisco io, come se ogni reparto lavorasse da solo, come un silos. Quando manca l’interazione anche tra i vari reparti, allora capisci che è necessario intervenire. Quando, ad esempio, mancano procedure, tracciabilità dei progetti, archiviazione adeguata, oppure quando ce n’è troppa, tale da soffocare il lavoro per la troppa burocrazia. Quando manca coordinazione, tra le persone ma anche nei singoli. E questi sono solo alcuni degli esempi.
Team Wyconi: Da dove parte quando riorganizza un reparto tecnico?
Laura Facchin: Anche qui parto dalle persone, da colloqui singoli e generali per capire lo “stato di salute” del reparto. Questi colloqui vanno comunque sempre estesi a tutti i reparti aziendali, perché sentire più campane serve ad avere un quadro e visione completo, serve a conoscere meglio le persone e a capire magari se hanno il “cappello” giusto. Le persone per me sono sempre al centro di ogni organizzazione, se prima non lavori sulle loro skills non ha senso mettere mano alle parti “tecniche” ed operative concrete.
Fondamentale è la leadership, quella sana e non autoritaria, quella che aiuta a smussare gli angoli e le incomprensioni favorendo invece il dialogo aperto, costruttivo e partecipativo. Un team interfunzionale non deve essere composto solo dai migliori. Molto spesso nelle aziende ho trovato competenze più “evolute” e ferrate proprio dalle persone che lavorano “dietro le linee”. Il responsabile di un ufficio tecnico non per forza deve essere il miglior progettista/ingegnere meccanico. Serve un mix ben equilibrato tra soft e hard skills, e spesso è necessario lavorare per generare questo mix.
Team Wyconi: Quali sono gli errori più comuni che vede fare alle aziende durante una ristrutturazione interna?
Laura Facchin: La difficoltà ed errore più grande è imparare a chiedere. Come a scuola, quando si ha paura di alzare la mano quando non si capisce qualcosa. Questo è il primo. Altro errore è la presunzione di sapere già tutto o tanto, o che quanto fatto finora sia il solo metodo giusto. Io dico sempre: l’odore del gas si sente da fuori. Vedendo sotto gli occhi sempre la tua realtà, molte cose sfuggono, molte cose si danno per scontate. Avendo lavorato con decine e decine di aziende, in 30 anni ho imparato ad osservare molte cose. Attenzione: non vuol dire guardare! Osservare significa notare i minimi dettagli, le sfumature che magari altri non colgono.
Altro errore è la fretta. Il voler fare tutto subito è deleterio, perché non dai il tempo di assimilare e sedimentare, di raccogliere ed elaborare correttamente concetti, modi o processi nuovi che vanno o vorresti poter introdurre in azienda per migliorare e migliorarla. Quando entro in un’azienda e porto a termine la mia attività, propongo sempre che ci siano degli incontri, ad intervalli di tempo, nei quali valutare se si sta continuando a mantenere “la rotta” o se si ritorna al punto di partenza, per velocizzare o mancanza di costanza e controllo. Cosa non scontata.
Team Wyconi: Quanto conta il coinvolgimento del personale operativo nei processi di cambiamento?
Laura Facchin: Se dovessi dare un voto da 1 a 10 direi 10. Nei processi di cambiamento non possiamo focalizzarci solo a trattare la “parte malata”. Se c’è qualcosa che in un certo reparto non funziona, l’attenzione non deve concentrarsi solo lì ma lungo tutta la catena, sia prima che dopo. Il personale operativo deve essere coinvolto sin da subito, perché la condivisione dei problemi, la collaborazione alla loro soluzione è frutto di un lavoro di squadra che deve coinvolgere tutti, non solo i colletti bianchi ma anche chi è nella catena produttiva (intesa anche come logistica). L’azienda è fatta di persone, non serve a nulla mettere una toppa da qualche parte perché, che ci piaccia o no, sicuramente ci saranno altre zone che tenderanno a strapparsi.
Io misuro il successo di una riorganizzazione dalla soddisfazione delle persone. Quando ti dicono che così come stanno lavorando si trovano bene, notano il miglioramento, lavorano meglio, quello è già un primo indice che le cose stanno cambiando e nel verso giusto.
Team Wyconi: Quali tecnologie, secondo lei, stanno rivoluzionando il mondo produttivo oggi e quali nuove tendenze tecnologiche sta osservando nel tuo settore?
Laura Facchin: La stampa 3D, ormai presente da decenni, ha sicuramente cambiato molto il modo di progettare e modellare prodotti, l’IA sta entrando a gamba tesa nei processi organizzativi, produttivi e formativi, i nuovi materiali, l’automazione. La digitalizzazione sta contribuendo, nelle aziende che ne hanno colto il senso e l’importanza, a lavorare meglio e con metodo. Infatti, l’IA sta prepotentemente prendendo piede nell’organizzazione operativa, anche solo per le semplici cose, quali la trascrizione di moduli o procedure in modo veloce, senza dover perdere tempo a compilare documenti di ogni sorta, alla raccolta di dati da elaborare o anche solo la trascrizione delle riunioni con i punti salienti.
Infine, l’introduzione della robotica e di macchine performanti nei reparti sta migliorando i processi, purché si lasci all’uomo le attività che apportano valore. Le nuove tecnologie devono essere un supporto, non di rimpiazzo. Può andar bene per quelle attività da poco “valore”, ma l’ingegno umano non deve mai essere rimpiazzato.
Team Wyconi: Come cambierà o come dovrebbe cambiare, secondo lei,la struttura organizzativa delle aziende nei prossimi anni e come pensa che evolverà il concetto di innovazione nei prossimi 5 o 10 anni?
Laura Facchin: Confido che si dia più spazio ad una gestione manageriale che “padronale”. Con questo non voglio dire che il fondatore dell’azienda debba mettersi da parte per far entrare in azienda squadre di manager che la ribaltano come calzini, ma credo che l’affiancamento ed il supporto di persone qualificate, con esperienze trasversali, multidisciplinari e magari con esperienze maturate all’estero, possa portare un netto miglioramento nelle aziende. Se non altro una visione strutturata ed ampliata, frutto di contaminazione e collaborazioni interfunzionali.
È importante inoltre dare più spazio alla formazione continua in azienda. Oggi questo rimane molto spesso un obiettivo scritto solo su carta e poco messo in pratica. Le esigenze del mercato cambiano repentinamente e non si può pensare di lavorare come si lavorava 10 o 20 anni fa o, peggio, anche prima. In molte aziende questa attenzione alla formazione manca.
Quanto al concetto di innovazione, la tecnologia sta facendo passi da gigante e l’innovazione ne sarà una conseguenza. Credo che si inizierà a parlare di globalizzazione innovativa aziendale, ossia che non saranno solo certi reparti o solo certe nicchie a beneficiare dell’innovazione, ma l’intero Sistema Azienda. Ci sarà senz’altro una maggiore collaborazione ed interconnessione tra uomo e IA, sia nell’ottimizzazione dei prodotti che dei servizi. Auspicherei che l’innovazione porti all’allargamento delle collaborazioni tra filiere, alla creazione di reti intelligenti di aggregazione che lavoreranno su piattaforme tecnologiche condivise.